Le parole sono un veicolo quotidiano per comunicare. Ma l utilizzo scorretto può creare danni a noi e agli altri sia attraverso il dialogo con noi stessi o con l ascolto di ciò che ci viene detto. Il nostro linguaggio è infarcito da superlativi ed esagerazioni a causa principalmente dei mass media, che propongono costantemente modalità espressive sempre più estreme, dirette a rendere notizie e avvenimenti capaci di generare forti emozioni ( purtroppo anche negative), finalizzate a sollevare l audience ( per quanto concerne il mezzo televisivo) e incrementare le vendite( per quanto riguarda la stampa).Ne è prova la “spettacolarizzazione” di omicidi e disgrazie che per settimane costituiscono l argomento cardine dei programmi d informazione. Tornando però al dialogo con noi stessi, non vi sono dubbi che se siamo tristi e usiamo l espressione ” oggi sono molto depresso”o siamo stanchi e diciamo ” sono devastato”, si generano due effetti negativi importanti. Il primo è quello di creare uno scollamento tra lo stato reale e quello manifestato all”esterno che tende ad una drammatizzazione, il secondo, è che la drammatizzazione verbale peggiora lo stato reale di chi la esprime.
Utilizzando tali termini accadrà che quella transitoria stanchezza si trasformerà in un ulteriore decremento delle energie, per superare il quale servirà un maggiore sforzo. Queste espressioni estreme hanno un effetto scoraggiante sulla psiche, trascinandola in uno stato di precarietà e inadeguatezza. E” provato scientificamente che attraverso le parole o anche le immagini il nostro cervello è in grado di accedere ad uno stato d ipnosi che diventa la nostra realtà. Lo dimostrano gli studi di PNL ( programmazione neuro-linguistica, di cui parlerò in un prossimo articolo).
La soluzione sta neli” rimettere a posto” il proprio linguaggio, scegliendo le parole giuste per ogni specifico stato interiore e non quelle che lo amplificano trasformandolo in un altro.
Bisogna “allenare “il cervello a individuare termini adatti ad esprimere le emozioni reali evitando così di contaminare la mente con espressioni esagerate. Essa , infatti, può esserci amica o nemica a seconda di come la utilizziamo. Le parole drammatiche , infatti, generano attraverso il cervello una forte emozione negativa che produce effetti nocivi sul fisico il quale è sempre fortemente condizionato dalla mente e dai pensieri. Si dice che ” noi siamo il risultato di ciò che mangiamo” , ma è vero che siamo anche il risultato di ” ciò che pensiamo e diciamo”.Ora invece andiamo a vedere come agisce sugli altri il nostro modo di comunicare.
L essere umano appena nasce utilizza solo l istinto, ma ad un certo punto della crescita ( intorno ai sei anni) l apprendimento avviene attraverso la mente critica. In questa fase comincia ad avere grande importanza anche il significato delle parole con cui ci si rivolge ai bambini. E” certo che se un ragazzo si sente dire più volte nell ambito della famiglia o della scuola( che sono per lui i due punti di riferimento) frasi come ” NON CE LA FARAI MAI” o “NON SEI PORTATO PER QUESTA MATERIA” “, il suo cervello processerà queste informazioni generando delle convinzioni negative che poi verranno , con il tempo, confermate da comportamenti coerenti con le convinzioni stesse, le quali si depositeranno anche nella parte inconscia determinando blocchi, limiti o addirittura fobie.
A questo proposito mi permetto di ritenere che sarebbe opportuno per chiunque si occupi della formazione di un bambino, frequentare un corso di comunicazione o almeno leggere dei testi in materia, al fine di imparare innanzitutto a gestire le proprie emozioni e evitare di scaricarle verbalmente sui ragazzi.
Ma cosa ci porta a comunicare in maniera scorretta con gli altri? Sicuramente il conflitto con l interlocutore determinato dalla differenza di mentalità in merito a qualcosa. Da cui sorge il tentativo di cambiare gli altri. Tentativo destinato a fallire poiché il carattere delle persone non dipende da noi. Per vivere bene possiamo solo agire sul nostro atteggiamento mentale che è l unico che ci riguarda realmente da vicino. Prima cosa superando i conflitti con noi stessi, trovando l equilibrio delle nostre emozioni e raggiungendo la consapevolezza che il nostro punto di vista, per quanto diverso da quello degli altri non è sempre quello giusto. Tutto questo attraverso il rispetto per gli altri e per il libero arbitrio di cui tutti siamo detentori e in base al quale facciamo le nostre scelte(da quelle più banali a quelle più importanti).
La comprensione verso gli altri, verso il diverso modo di pensare frutto di educazione e cultura differenti, non significa accettazione passiva di scorrettezze o soprusi, ma capacità di gestire civilmente i rapporti umani, allargando la mente verso riflessioni più profonde secondo le quali le azioni meno gradevoli, sono il risultato delle debolezze umane, d” ignoranza, di crudeltà subita, di mancanza d amore e che per quanto riprovevoli, debbano comunque essere perdonate, anche quando dovranno essere una lezione di vita per chi le ha compiute.
Perdonare significa anche non giudicare e rispettare quindi la libertà altrui.